Fornovo Liberata

Mostra fotografica per l’80° anniversario della Liberazione


📍 Municipio di Fornovo di Taro | 🗓 25 Aprile - 2 giugno 2025


In occasione dell’80° anniversario della Liberazione, il Comune di Fornovo di Taro ospita una mostra fotografica che racconta, attraverso le immagini dell’archivio storico della sezione ANPI locale, la Resistenza e la Liberazione del nostro territorio.


Sono i volti delle nostre Partigiane, dei nostri Partigiani, un omaggio al loro coraggio, alla loro generosità, alla loro dignità chi si è opposto all’orrore del fascismo. Sono episodi della lotta antifascista, frammenti di memoria collettiva fornovese.   


Una testimonianza del coraggio, della solidarietà e della speranza del popolo di questo borgo che ha segnato il nostro territorio nel cammino verso la pace, la libertà e la nascita della Repubblica.


La scelta del luogo della mostra a testimonianza di quel filo rosso unisce quei giorni alla nostra contemporaneità, dai sentieri della Resistenza ai luoghi della Democrazia: un invito a riscoprire le radici della nostra libertà, per continuare a difenderla ogni giorno.


Promossa in collaborazione con l’Amministrazione comunale e l’ANPI di Fornovo, la mostra resterà aperta fino al 2 giugno, Festa della Repubblica.

Perché ricordare non è solo guardare indietro

È imparare a custodire ciò che abbiamo conquistato


Fornovo Liberata

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Genoeffa Cocconi

In collaborazione con Aleo Film, CinemaLUX Fornovo Taro
ANPI Fornovo, Circolo Arci “Antonio Guatelli”

 “GENOEFFA COCCONI – I miei figli, i fratelli Cervi”

📍 Cinema Luxi Fornovo di Taro | 🗓 24 Aprile 2025

In occasione dell'80° anniversario della Liberazione, vi invitiamo a una serata di memoria e riflessione attraverso la visione del film documentario che racconta la Resistenza italiana dal punto di vista di Genoeffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi.​


Il film, diretto da Marco Mazzieri, unisce fiction, materiali d'archivio, animazioni e testimonianze autorevoli per restituire la voce a chi ha resistito con coraggio e amore.


Sarà una occasione per riscoprire la forza delle radici contadine e il coraggio delle donne che hanno sostenuto la Resistenza, attraverso lo sguardo di una madre che ha fatto della memoria un atto di amore e di lotta.

Perché ricordare non è solo guardare indietro

È imparare a custodire ciò che abbiamo conquistato

Geoneffa

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Parma Liberata

Dal 16 aprile al 29 giugno

PALAZZO DEL GOVERNATORE

dal mercoledì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00
ingresso gratuito


Dal 16 aprile una mostra sulla Resistenza, la Liberazione e gli eventi immediatamente successivi alla primavera del 1945 a Parma: dai mesi difficili del dopoguerra fino alle prime elezioni libere del marzo e del giugno 1946 sono i temi raccontati da “Parma Liberata. Guerra, Resistenza, Democrazia”, la mostra che sarà inaugurata in occasione delle celebrazioni dell’80° anno della Liberazione presso il Palazzo del Governatore del capoluogo emiliano.


Promossa dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma (Isrec Parma) e realizzata in collaborazione con il Prof. Arch. Paolo Giandebiaggi, la mostra – immagini, oggetti e video-testimonianze – accompagna il visitatore lungo un percorso espositivo incentrato su un momento cardine della storia di Parma e dell’Italia: la sfilata dei partigiani in città il 9 maggio 1945 che sancisce la Liberazione e la fine della guerra. L’esposizione, divisa in due sezioni, racconta anche i fatti precedenti e successivi all’aprile - maggio 1945.


La prima sezione si focalizza sulla fase a ridosso tra l’estate del 1944 e la primavera del 1945: la fioritura del movimento partigiano in provincia, i tentativi di costituire zone libere partigiane in Appennino, i rastrellamenti nazifascisti, il drammatico inverno 1944-1945 e la preparazione alla Liberazione della primavera del 1945. Dentro questo asse cronologico, vengono affrontati alcuni nodi tematici: l’occupazione tedesca, il collaborazionismo fascista, la repressione, il rapporto tra Alleati e Resistenza e la variegata composizione del partigianato.


Nella seconda sezione viene raccontato il periodo che intercorre tra l’aprile del 1945 e il giugno del 1946. Il difficile dopoguerra, tra fame, macerie e crisi sociale; le istituzioni provvisorie che governano in città in questa fase transitoria; i primi tentativi di costruzione di una vita democratica, tra campagne elettorali ed elezioni amministrative e politiche, che culminano con la nascita della Repubblica italiana. 

Parma Liberata

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TOTILA, Felegara 22 marzo 2025

Le parole del presidente del comitato provinciale ANPI di Parma
Nicola Maestri

Buongiorno a tutte e tutti i presenti. Intanto grazie per avermi invitato a questo importante incontro organizzato dalle sezioni ANPI di Borgo Val di Taro, Fornovo Taro, Medesano e Varano de’ Melegari che, attraverso queste sinergie, oltre a dimostrare plasticamente l’importanza di fare rete tra le diverse sezioni, condividono territorialmente l’imponente rastrellamento condotto in forze dalle truppe nazifasciste sull’Appennino emiliano: mi riferisco all'operazione “Totila”, avvenuto tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, infatti proprio ieri mattina, assieme ai compagni della sezione di Fornovo e con le ragazze e i ragazzi delle scuole eravamo a Vizzola per ricordare l'ottantesimo dall’efferata esecuzione di tre giovanissimi partigiani ad opera di italianissimi fascisti dei bersaglieri della Divisione Italia, a dimostrazione di quanto sia importante e sacrosanto continuare a coltivare memoria e contemporaneamente contestualizzare la Storia

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Aldilà degli aspetti storici che verranno oggi affrontati con professionalità e dovizia di particolari da chi interverrà dopo di me, mi vorrei soffermare soprattutto su un passaggio che personalmente trovo cruciale e che vale la pena affrontare adeguatamente in questo nostro incontro. Come viene evidenziato con sensibilità nel documento di presentazione:

“Il coraggio di coloro che, durante la Resistenza, hanno scelto di rischiare le proprie vite per aiutare gli altri, difendere la libertà e sostenere la lotta contro il fascismo, è un esempio straordinario di impegno, responsabilità e solidarietà.”

Ecco, sono convinto del fatto che intorno a questo concetto ruoti l’aspetto più importante di tutta la vicenda resistenziale ed è la parte più legata all’umanesimo. 

Insiste infatti un importante e imprescindibile legame tra il passato e il presente, in particolare sull'impegno civico, la solidarietà e l'altruismo. Ora con un balzo di oltre ottant’anni catapultiamoci nell'attualità, al nostro presente. Oggi, infatti, una significativa percentuale di opinione pubblica quasi si vanta di essere contro l’accoglienza, la comprensione, la solidarietà, ne fa una bandiera anche politica. Interi partiti sono fondati su tali sentimenti rancorosi ed escludenti. Il sentimento che sta alla base di tutta questa situazione è senza dubbio l’egoismo, la chiusura in sé stessi. L’esatto opposto di ciò che mosse ragazzi e ragazze di quel tempo, accomunati da una ferrea volontà di battersi per tornare a una vita normale, di persone libere. Ma allora cosa possiamo fare per tornare a riscoprire valori così nobili che sembrano essersi dissolti? Le persone di buona volontà, le persone che vogliono dare un senso alla propria vita, le persone che con il loro comportamento vogliono proiettarsi in un futuro migliore devono essere più coerenti e più determinate nel fare quello che credono giusto. Non è certo facile, perché essere egoista è molto più comodo ed agevole, viene quasi spontaneo. L’egoismo, la difesa del sé, è insito nella natura umana e negli esseri viventi in generale. Basti pensare all’istinto di sopravvivenza. Essere altruisti, volere e fare il bene dell’altro è, invece, una conquista culturale e comportamentale che costa fatica. La differenza sta nel vuoto che lascia l’egoismo contrapposto alla piacevole sensazione di gratificazione e di serenità che dà una vita che abbia un senso, che abbia un fine alto a cui tendere. Bisogna, però, stare attenti a non cadere nella trappola dell’apparenza, ma scendere al fondo della sostanza. In questo può aiutare, e molto, il volontariato organizzato e strutturato. Non esistiamo solo noi sia chiaro, ma l’Associazione che qui oggi è ben rappresentata può essere una risposta, attraverso la Storia più recente abbiamo la possibilità di coniugare vicende realmente accadute e impegno civico. È facile lavarsi le mani e la coscienza facendo una telefonata “solidale” ad uno degli svariati numeri fissi proposti dai media. È altrettanto facile aderire alle raccolte fondi con cadenza mensile, tipo adotta un bambino a distanza, oppure finanzia la ricerca. Tutto il rispetto per queste attività importanti e benemerite, sempre necessarie. Ma a livello individuale non basta, non possiamo lavarci la coscienza con qualche euro, quasi si trattasse di una lavanderia a gettone. L’impegno personale deve essere quotidiano, costante e coinvolgente. Deve incidere su tutte le relazioni che individuano e caratterizzano una persona. Bisogna avere questo coraggio e questo coraggio lo dobbiamo promuovere e mettere in pratica tra la gente, sui posti di lavoro ed in tutte le occasioni di ritrovo in modo che l’altruismo e la solidarietà diventino valori condivisi ed entrino a far parte del bagaglio culturale acquisito da spendere, poi, per tutto l’arco della vita. 

Senza voler citare le sue parole, mi capita spesso però di andarmi a rileggere la lettera agli amici di Giacomo Ulivi, in cui egli li invita ad aprire gli occhi sulla realtà angosciante, li esorta a conoscere e a non sottrarsi all’impegno in prima persona, la sua è quasi una supplica laica alla dedizione, alla presa di coscienza. Trovo il suo esempio il manifesto ideale all’altruismo, che ha rappresentato e rappresenta quel grande patrimonio culturale e umano che ancora oggi scalda i nostri giorni, i nostri cuori e continua a riempirli di speranza affinché, nonostante tutte le storture del momento, si possa aspirare a un mondo migliore. Ma come ci hanno dimostrato le donne e gli uomini che hanno dato vita al movimento di Liberazione, un sogno si può tramutare in realtà, solo attraverso l’impegno costante costruito nella quotidianità, nulla ci verrà donato, ma con questo spirito nulla ci verrà sottratto.

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Vizzola, 21 marzo – Ottant’anni dopo …

Le parole del presidente del comitato provinciale ANPI di Parma
Nicola Maestri

Autorità civili e militari, rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni, rappresentanti delle Associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, parenti delle vittime che oggi andiamo a ricordare, antifasciste e antifascisti, cittadine e cittadini di Fornovo, buongiorno!

AZZOLINI GIUSEPPE era nato nel 1928 a Lesignano Bagni in provincia di Parma. Era Partigiano dal 1 ottobre del 1944, faceva il calzolaio assieme a suo padre. Il suo nome di battaglia era Andrei. Giuseppe era il più giovane dei tre partigiani uccisi in questo luogo sacro. Abitava a Santa Maria del Piano.

BREMI FERDINANDO era un classe 1920 ed era nato a Milano. Non era forse un caso che il suo nome di battaglia fosse Milan. Era Partigiano dal 27 ottobre del 1944 e anche lui abitava a Santa Maria del Piano 

ANDREA BIANCHI invece era nato il 5 febbraio 1917 a Badia Pozzeveri una frazione di Altopascio, in provincia di Lucca, era il più “grande” dei tre, pensate un pó, il partigiano “Ras”, sposato e padre di una bimba, Alberta, era quasi considerato vecchio per quella nidiata della meglio gioventù.

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continua ...

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A questi uomini, a questi partigiani, a questi giovani, dobbiamo la nostra riconoscenza perché sappiamo che la democrazia di oggi e la nostra Costituzione sono il frutto delle loro lotte, delle loro sofferenze e della morte di tante vittime innocenti.

Noi, cittadine e cittadini, noi istituzioni, ma anche voi giovanissimi che sarete la classe dirigente di domani, non ce lo dobbiamo mai e non ce lo dovremo mai dimenticare. La Resistenza è stata di fatto unitaria e fin dall’inizio ha saputo trovare un accordo di compromesso, persino con la monarchia, seppur macchiata dalla connivenza con il fascismo,

Resistenza che ha saputo formare un governo unitario nelle zone liberate e formare i Comitati di Liberazione Nazionale nelle zone ancora occupate. Quindi non ci furono due Resistenze, quella democratica e quella rivoluzionaria che puntava alla presa violenta del potere, come qualcuno vuol farci credere. E’ per loro, per quegli uomini che sacrificarono la loro vita qui su questi campi, su questo muro, che dobbiamo recuperare e restituire alla gente tutta l’umanità, il rispetto, la dignità che furono – e sono – sconosciuti alle dittature.

È questo il senso della memoria. Celebrare la memoria significa riscoprire chi siamo, preservare le radici comuni, ricordare i drammi collettivi. Per poter essere migliori e per evitare nuove barbarie È fondamentale non solo “fare memoria” circoscrivendola in una data, pure importante, come quella di oggi, che ci ricorda che sono trascorsi ottant’anni da quel giorno angosciante, bensì vivere la memoria, diventare memoria, essere memoria e testimoniarla nell’oggi della storia, per impegnarci a costruire un futuro più giusto e umano attraverso un antifascismo militante. Proprio perché l’antifascismo è anche aver cura della memoria della nostra comunità e del mondo. Perché c’è un pericolo, qui e ora, per la democrazia e la convivenza civile


E QUEL PERIODO SI CHIAMA FASCISMO


Chi in vari modi cerca di rivalutarlo, di rivalutarne i personaggi, di attenuarne le responsabilità, di far rivivere il razzismo, il disprezzo per l’avversario, il linguaggio, gli atteggiamenti e le azioni violente, si rende loro complice e apre la strada a nuove ingiustizie e a nuove tragedie. Ricordiamolo che il fascismo e il nazismo oltre a scatenare la guerra, la usarono consapevolmente come occasione per l’eliminazione di intere popolazioni, cercando con il terrore di applicare il loro folle mito della razza. Ricordiamolo, la scienza è chiara: le razze non esistono, nel caso ne esiste una, quella umana.

Io penso, allora, che dobbiamo organizzare tutte le nostre energie, in una resistenza civile e culturale larga, diffusa, unitaria. Occorre imparare a recuperare quella memoria storica italiana per provare a costruire una memoria storica europea; in un momento in cui l’idea di un continente unito, quella sognata da Altiero Spinelli e da Ernesto Rossi, è minacciata da nazionalismi e nuovi razzismi. Noi, popolo di oggi, dobbiamo imparare dai morti di ieri, caduti assieme. Abbiamo bisogno di umanità. Quella Umanità futura e migliore in nome della quale queste persone sono morte. L’esercizio della memoria deve comprendere anche i nomi che oggi celebriamo, ricordiamo.

Stasera quando torneremo nelle nostre case accoglienti e ci adageremo nei nostri tiepidi letti, ricordiamoli. E domattina quando apriremo gli occhi, ricordiamoci di Giuseppe, di Ferdinando, di Andrea. Immaginiamo che in quel periodo questi nostri fratelli avevano la vita che gli si schiudeva davanti, e non l’hanno potuta vivere liberamente perché altri decisero che dovessero morire.

Ricordiamoli ogni giorno della nostra vita, solo in questo modo renderemo loro giustizia, evitando che le loro vite e le loro storie, possano scivolare nell’oblio.

È necessario, è doveroso che Andrej, Milan e Ras rimangano un monito a futura memoria, affinché questi orrori e questi precipizi di disumanità della storia, non abbiano più da accadere.


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