Testo dell'intervento dello scrittore Antonio Scurati nel programma RAI "Che sarà" mai mandato in onda
21.04.2024
“Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini.
L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
[...] Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”
XXV APRILE 2022 - ANPI Fornovo
Autorità
Concittadini
Siamo davanti al cippo che ricorda la Sacca di Fornovo, la battaglia che chiuse definitivamente il secondo conflitto mondiale in Italia. Oggi, 77 anni fa, 17.000 nazifascisti ancora ben armati, dopo aver superato, prima Berceto, poi Fornovo, in fuga verso la Germania, vennero ingaggiati dalla 31°brigata Garibaldi “Copelli”. A questa si unirono quindi la “Forni”, 78°SAP, la 135° “Betti”. E poi le brigate “Nino Siligato”, “Santo Bargatto” della divisione Val Taro”, il battaglione della 12°Garibaldi “Ognibene”.
[...] Un POPOLO
Il 26 aprile giunsero gli uomini della FEB, la Forza di spedizione brasiliana, e nonostante disperati attacchi nazifascisti per forzare il blocco, si giunse alla resa il 29 Aprile. Fu la più importante operazione militare che avesse vissuto la Resistenza parmense. Fu, infine, Libertà. La fine della violenza, delle privazioni, delle leggi razziali, della guerra, dei campi di sterminio. Oggi, grazie al prezzo d’immani sofferenze e della morte di tanti eroi per mano di barbari assassini trionfava in Italia la Resistenza: ovvero l’ideale di un nuovo modello di convivenza civile fondato su libertà, democrazia, solidarietà, e giustizia. Un nuovo rinascimento, un nuovo umanesimo.
Questo fu la Resistenza italiana e vale la pena ribadirlo.
Esempio specifico tra le Resistenze europee che lottava eroicamente per la sconfitta del nazifascimo e la liberazione della Patria dagli invasori, ma che azzardava oltre; che già immaginava una nuova idea di società: “risanare e rimodernare tutta la nostra vita politica e sociale”. Perdonerete il mio continuo ripetere in ogni dove la citazione di Arrigo Boldrini, eroico comandante “Bulow” che sintetizza così bene cosa fu la Lotta di Liberazione: «Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro».
Libertà, infine, Democrazia. Anche per chi era contro.
Questo è il seme ed il filo che lega la Lotta di Liberazione, in Assemblea Costituente, quindi in Costituzione. Una Carta, nata prima dalle lotte, poi dalle istanze cattoliche, liberali, socialiste, comuniste, che prima di essere una costituzione liberale, giova ancora ripeterlo e sottolinearlo, è una costituzione Sociale, dove trovano spazio, tra i principi fondamentali, ideali come Solidarietà tra i cittadini, Pace tra i popoli.
Un carta come ci ricorda, Piero Calamandrei, nella quale c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Un pezzo di carta che contiene i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie, le nostre aspirazioni. Ma proprio perché pezzo di carta, se lo si lascia cadere non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. La nostra partecipazione. Un impegno per ognuno di noi, per i diritti, per il superamento delle diseguaglianze, per la partecipazione, per una vita degna, fondata sul lavoro, pregna di pace.
Non celebrazione, ma Memoria Attiva a cui attingere aspirazione, energia e determinazione; per fronteggiare ogni circostanza sfavorevole; per la fiducia nella possibilità di cambiare le cose, quale stimolo alla politica perché riprenda appieno la missione indicata dalla Costituzione. Questo è l’insegnamento della Resistenza
Le nostre Radici, le nostre Ali.
Ed ecco perché siamo qui oggi, in questo giorno di festa, perché gli ideali del XXV aprile non siano solo di un giorno di primavera, ma ogni giorno.
Perché «Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze» (Theodor Adorno)
Ma le vicende del mondo fanno si che la festa sia vissuta con comprensibile apprensione e preoccupazione. La guerra è in Europa. Nell’atlante dei conflitti in corso, oltre Libia, Siria, Yemen, Etiopia, un elenco lunghissimo (di oltre 30 paesi nel mondo) eccoci in Ucraina di fronte una guerra di invasione. Un atto di guerra che nega il principio dell’autodeterminazione dei popoli e che ha fatto precipitare il mondo sull’orlo di un conflitto globale. Da circa 8 anni la situazione ucraina ha rappresentato un fattore di crisi ed instabilità internazionale. Come ANPI ne abbiamo lanciato l’allarme, ma non è questo il tema. Come mondo occidentale non ne abbiamo colto la gravità. Non lo abbiamo capito. Forse ci siamo illusi che bastasse la fine delle ideologie per avere un mondo senza conflitti.
Forse abbiamo inteso che PACE possa essere il tempo e lo spazio tra due conflitti. Che disarmo sia un tema del passato. Anche grazie a questo intendere, a queste logiche, abbiamo visto e constatato il perdere di autorevolezza degli organismi internazionali, lasciando risorgere – senza allarmarsi troppo – i nazionalismi, i sovranismi.
Dov’è l’ONU oggi ?
Dobbiamo far cessare la guerra in Europa, così come in altre parti del mondo le guerre dimenticate.
Ritorniamo alla Costituzione, ai partigiani e costituenti che ammonivano “mai più !” Torniamo all’articolo all’art. 11 della nostra Costituzione.
L’Italia ripudia la guerra.
Ciò che alla base della nostra democrazia è la consapevolezza che la guerra, in tutte le sue forme, non è mai un’opzione possibile. La guerra non è mai una scelta fra le altre. La verità ancora più profonda è che l’Italia attraverso la sua Carta, promuove la PACE.
Nella seconda parte dell’art. 11, in un grande atto di generosità e straordinaria lungimiranza dei costituenti, si apre alla possibilità di auto-limitarsi nella propria sovranità per “promuovere e favorire le organizzazioni internazionali che assicurino pace e giustizia fra le nazioni”
Ripartiamo da queste parole, da questo alto ideale
Se si vuole la Pace bisogna preparare la Pace.
Su questo tema osserviamo, purtroppo, una chiusura netta degli spazi di discussione politica e una fortissima polarizzazione nel mondo della comunicazione, con il risultato di “classificare” chi pone questo ideale, questo percorso, come equidistante, amico dell’aggressore, “putiniano”. Le critiche, a volte anche gli insulti, hanno riguardato anche la nostra associazione.
Agli insulti non rispondiamo, facciamo tesoro delle critiche anche se dure. Rispettosamente vorremmo sottolineare che essere per la Pace non è equidistanza e che non ci è mancata ne occasione, ne coraggio, di condannare duramente questa guerra criminale di invasione ed il regime autoritario russo.
La nostra era ed è – era ed è – una condanna senza tentennamenti contro questa guerra, contro tutte le guerre così come è sacrosanto l’aiuto ai profughi di questa guerra, come sacrosanto l’aiuto ai profughi di tutte le guerre.
Nessuna ambiguità, nessuna equidistanza, come ci insegna la Resistenza e la Costituzione.
Il nostro parlamento, come altri in Europa, ha votato per l’invio di armi ai resistenti ucraini. Il rispetto che si deve alle decisioni del parlamento ed anche ai motivi che l’hanno generata – che toccano sinceramente tante coscienze, anche all’interno della nostra associazione – non eliminano il dubbio che sia un gesto che non aiuti l’impellente bisogno di Pace.
Ci conforta che anche l’alta voce di Papa Francesco esprima queste stesse perplessità sostenga e scuota le Nazioni Unite e la forza del multilateralismo per un immediato cessate il fuoco. E’ evidente a tutti che è necessaria una nuova architettura internazionale, che sia capace di esercitare senza veti, di concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni.
Ci sentiamo di aggiungere che quella la direzione corretta per preparare la PACE.
Perché la Pace RESISTE alla guerra
SEMPRE
Buon XXV Aprile
ANPI
Fornovo di Taro