TOTILA, Felegara 22 marzo 2025

Le parole del presidente del comitato provinciale ANPI di Parma
Nicola Maestri

Buongiorno a tutte e tutti i presenti. Intanto grazie per avermi invitato a questo importante incontro organizzato dalle sezioni ANPI di Borgo Val di Taro, Fornovo Taro, Medesano e Varano de’ Melegari che, attraverso queste sinergie, oltre a dimostrare plasticamente l’importanza di fare rete tra le diverse sezioni, condividono territorialmente l’imponente rastrellamento condotto in forze dalle truppe nazifasciste sull’Appennino emiliano: mi riferisco all'operazione “Totila”, avvenuto tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, infatti proprio ieri mattina, assieme ai compagni della sezione di Fornovo e con le ragazze e i ragazzi delle scuole eravamo a Vizzola per ricordare l'ottantesimo dall’efferata esecuzione di tre giovanissimi partigiani ad opera di italianissimi fascisti dei bersaglieri della Divisione Italia, a dimostrazione di quanto sia importante e sacrosanto continuare a coltivare memoria e contemporaneamente contestualizzare la Storia

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Aldilà degli aspetti storici che verranno oggi affrontati con professionalità e dovizia di particolari da chi interverrà dopo di me, mi vorrei soffermare soprattutto su un passaggio che personalmente trovo cruciale e che vale la pena affrontare adeguatamente in questo nostro incontro. Come viene evidenziato con sensibilità nel documento di presentazione:

“Il coraggio di coloro che, durante la Resistenza, hanno scelto di rischiare le proprie vite per aiutare gli altri, difendere la libertà e sostenere la lotta contro il fascismo, è un esempio straordinario di impegno, responsabilità e solidarietà.”

Ecco, sono convinto del fatto che intorno a questo concetto ruoti l’aspetto più importante di tutta la vicenda resistenziale ed è la parte più legata all’umanesimo. 

Insiste infatti un importante e imprescindibile legame tra il passato e il presente, in particolare sull'impegno civico, la solidarietà e l'altruismo. Ora con un balzo di oltre ottant’anni catapultiamoci nell'attualità, al nostro presente. Oggi, infatti, una significativa percentuale di opinione pubblica quasi si vanta di essere contro l’accoglienza, la comprensione, la solidarietà, ne fa una bandiera anche politica. Interi partiti sono fondati su tali sentimenti rancorosi ed escludenti. Il sentimento che sta alla base di tutta questa situazione è senza dubbio l’egoismo, la chiusura in sé stessi. L’esatto opposto di ciò che mosse ragazzi e ragazze di quel tempo, accomunati da una ferrea volontà di battersi per tornare a una vita normale, di persone libere. Ma allora cosa possiamo fare per tornare a riscoprire valori così nobili che sembrano essersi dissolti? Le persone di buona volontà, le persone che vogliono dare un senso alla propria vita, le persone che con il loro comportamento vogliono proiettarsi in un futuro migliore devono essere più coerenti e più determinate nel fare quello che credono giusto. Non è certo facile, perché essere egoista è molto più comodo ed agevole, viene quasi spontaneo. L’egoismo, la difesa del sé, è insito nella natura umana e negli esseri viventi in generale. Basti pensare all’istinto di sopravvivenza. Essere altruisti, volere e fare il bene dell’altro è, invece, una conquista culturale e comportamentale che costa fatica. La differenza sta nel vuoto che lascia l’egoismo contrapposto alla piacevole sensazione di gratificazione e di serenità che dà una vita che abbia un senso, che abbia un fine alto a cui tendere. Bisogna, però, stare attenti a non cadere nella trappola dell’apparenza, ma scendere al fondo della sostanza. In questo può aiutare, e molto, il volontariato organizzato e strutturato. Non esistiamo solo noi sia chiaro, ma l’Associazione che qui oggi è ben rappresentata può essere una risposta, attraverso la Storia più recente abbiamo la possibilità di coniugare vicende realmente accadute e impegno civico. È facile lavarsi le mani e la coscienza facendo una telefonata “solidale” ad uno degli svariati numeri fissi proposti dai media. È altrettanto facile aderire alle raccolte fondi con cadenza mensile, tipo adotta un bambino a distanza, oppure finanzia la ricerca. Tutto il rispetto per queste attività importanti e benemerite, sempre necessarie. Ma a livello individuale non basta, non possiamo lavarci la coscienza con qualche euro, quasi si trattasse di una lavanderia a gettone. L’impegno personale deve essere quotidiano, costante e coinvolgente. Deve incidere su tutte le relazioni che individuano e caratterizzano una persona. Bisogna avere questo coraggio e questo coraggio lo dobbiamo promuovere e mettere in pratica tra la gente, sui posti di lavoro ed in tutte le occasioni di ritrovo in modo che l’altruismo e la solidarietà diventino valori condivisi ed entrino a far parte del bagaglio culturale acquisito da spendere, poi, per tutto l’arco della vita. 

Senza voler citare le sue parole, mi capita spesso però di andarmi a rileggere la lettera agli amici di Giacomo Ulivi, in cui egli li invita ad aprire gli occhi sulla realtà angosciante, li esorta a conoscere e a non sottrarsi all’impegno in prima persona, la sua è quasi una supplica laica alla dedizione, alla presa di coscienza. Trovo il suo esempio il manifesto ideale all’altruismo, che ha rappresentato e rappresenta quel grande patrimonio culturale e umano che ancora oggi scalda i nostri giorni, i nostri cuori e continua a riempirli di speranza affinché, nonostante tutte le storture del momento, si possa aspirare a un mondo migliore. Ma come ci hanno dimostrato le donne e gli uomini che hanno dato vita al movimento di Liberazione, un sogno si può tramutare in realtà, solo attraverso l’impegno costante costruito nella quotidianità, nulla ci verrà donato, ma con questo spirito nulla ci verrà sottratto.

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